Sandro Salvadore, nato il 29 novembre 1939 a Milano e deceduto il 4 gennaio 2007 ad Asti, è stato un noto calciatore e allenatore di calcio italiano, noto per il suo ruolo di difensore. Salvadore è stato un protagonista importante nel calcio italiano, vantando un impressionante palmarès. Durante la sua carriera, ha vinto il titolo di campione d’Italia per due volte indossando la maglia del Milan. In seguito, è diventato un vero e proprio “simbolo” della Juventus, uno dei club più prestigiosi d’Italia. Con la Juventus, ha conquistato altri tre Scudetti, dimostrando una volta di più il suo valore come calciatore.
Milan
Il percorso calcistico di Sandro Salvadore si sviluppò all’interno delle file del Milan, la squadra della sua città. All’età di sedici anni, entrò a far parte delle giovanili insieme a un’altra promessa, Giovanni Trapattoni. Nonostante il suo aspetto fisico inizialmente esile e deperito, Salvadore fu preso sotto l’ala protettiva di Gipo Viani, appena nominato direttore tecnico del Milan. Viani si impegnò affinché il giovane, inizialmente scartato a causa della sua costituzione fisica fragile, venisse comunque inserito nel settore giovanile.
Salvadore fece il suo esordio come centrocampista nella squadra milanese nel campionato 1958-1959, scendendo in campo per la prima volta il 21 settembre 1958. Dopo due stagioni, Salvadore divenne titolare nella squadra del Milan e riuscì a conquistare due scudetti, il primo nella sua stagione d’esordio e l’altro nell’ultima stagione trascorsa con i rossoneri, nel 1961-1962.
Tuttavia, emersero presto dei problemi tattici legati a un dualismo con Cesare Maldini. Entrambi avevano caratteristiche molto simili sia nel gioco che nei movimenti in campo e entrambi ambivano al ruolo di libero nella formazione milanese. L’allenatore Viani privilegiò il più esperto Maldini, relegando così il giovane Salvadore a compiti di marcatura che non lo soddisfacevano appieno, poiché sentiva di non essere adatto a quel ruolo.
Juventus
La complicata coesistenza tra i due giocatori fu risolta dalla società nell’estate del 1962, in modo piuttosto sorprendente e rumoroso. Sandro Salvadore, generando un certo clamore, fu ceduto inaspettatamente alla Juventus come parte di uno scambio di mercato che coinvolse l’ala Mora. Sotto l’ombra della Mole, il nuovo acquisto Salvadore divenne immediatamente titolare nella squadra della Juventus, formando una solida coppia di difesa con Ernesto Castano.
Tuttavia, nella stagione 1964-1965, tutto cambiò quando Heriberto Herrera, un sostenitore del credo tattico del movimiento, diventò il nuovo allenatore della squadra torinese. Inizialmente, Salvadore non ebbe un buon rapporto con l’allenatore paraguaiano. Herrera voleva utilizzarlo come marcatore fisso contro gli avversari, proprio come accadeva durante l’esperienza milanista. Salvadore si ribellò apertamente a questa scelta e finì per essere escluso dall’undici titolare. Nel frattempo, nella nazionale italiana, il CT Fabbri considerava Salvadore un elemento imprescindibile. Nonostante le difficoltà, alla fine di quella travagliata stagione, la Juventus vinse la sua prima e unica Coppa Italia, sconfiggendo la Grande Inter.
Nelle due stagioni successive, il rapporto tra Salvadore e Herrera migliorò, e sebbene il difensore riconquistasse il suo posto in squadra, non poté giocare nel ruolo che gli era più congeniale, ovvero regista difensivo. Nel campionato 1966-1967, Salvadore si aggiudicò il suo terzo Scudetto, il primo con la maglia bianconera. Quel titolo rimase nella memoria collettiva per il sorpasso finale sull’Inter, avvenuto nell’ultima giornata.
Sandro Salvadore diventa capitano dei bianconeri
All’inizio della stagione 1969-1970, a causa del declino fisico di Castano, Salvadore ereditò la fascia di capitano della Juventus e tornò a giocare come libero. Nonostante un avvio disastroso, la squadra piemontese si riprese e diede filo da torcere al Cagliari di Riva. Tuttavia, durante lo scontro diretto a Torino il 15 marzo, un dubbio fallo di Salvadore su Rombo di tuono, fischiato dall’arbitro Lo Bello, permise al Cagliari di pareggiare 2-2 e di resistere agli attacchi juventini per la conquista del titolo. Nonostante questa delusione, Salvadore continuò a guidare i bianconeri nella riconquista dello Scudetto nelle stagioni 1971-1972 e 1972-1973. Nell’ultima stagione, contribuì anche al raggiungimento della prima finale di Coppa dei Campioni nella storia della Juventus, persa a Belgrado contro gli olandesi dell’Ajax. Questa rimarrà una delle più grandi delusioni sportive per Salvadore: “Eravamo così vicini a quella coppa, troppo vicini.