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Kurt Hamrin, la biografia

Kurt Hamrin, nato il 19 novembre 1934 a Stoccolma, è un ex calciatore svedese che ha svolto il ruolo di attaccante durante la sua carriera. Hamrin è diventato una vera e propria icona nella storia della Fiorentina, squadra in cui ha militato per diversi anni. La sua presenza nel campionato italiano è stata notevole, e con le sue 191 reti segnate in Serie A, si colloca come il nono miglior marcatore nella storia della competizione. La sua media di gol segnati, pari a 0,48 reti a partita, testimonia la sua incredibile abilità nel finalizzare le azioni offensive.

Esordi all’AIK

La svolta nella carriera calcistica di Hamrin è attribuibile a Per Kaufeldt, un ex calciatore svedese che ha vinto sei volte il titolo di capocannoniere nel campionato nazionale e ha ottenuto la medaglia di bronzo alle Olimpiadi del 1924. Dopo aver giocato per un anno con l’Huvudsta IS e il Råsunda IS, Hamrin si unì all’AIK Stoccolma, dove fece il suo debutto nella massima divisione del calcio svedese a diciannove anni, il 10 maggio 1953, contro l’IFK Malmö. Nella stagione 1954-1955, riuscì a conquistare il titolo di capocannoniere del campionato, segnando 22 gol in altrettante partite disputate.

Da notare che, all’epoca, il calcio svedese non era ancora un’attività professionistica e i club non fornivano uno stipendio ai giocatori, ma solo un compenso a partita. Hamrin riceveva cinquanta corone (circa 15 euro) per ogni vittoria o pareggio, mentre le sconfitte non erano retribuite. A causa di questa situazione economica, Hamrin era costretto a svolgere un lavoro di zincografo oltre all’attività calcistica.

L’incontro con Per Kaufeldt è stato fondamentale per la crescita e lo sviluppo di Hamrin come calciatore. Grazie all’ispirazione e ai consigli di Kaufeldt, che aveva una grande esperienza nel mondo del calcio, Hamrin ha potuto mostrare il suo talento e raggiungere traguardi significativi nel campionato svedese. La sua dedizione e la sua determinazione nel conciliare il lavoro e il calcio sono un esempio di impegno e passione per questo sport.

Kurt Hamrin alla Juve

Giovanni Agnelli, il presidente della Juventus, notò l’emergente talento di Kurt Hamrin durante una partita tra Portogallo e Svezia. Affascinato dalle abilità del giovane calciatore, Agnelli prese la decisione di ingaggiarlo per la sua squadra, offrendo un contratto dal valore di quindicimila dollari. È interessante notare che esiste anche una versione secondo cui la scoperta di Hamrin sarebbe stata suggerita da un minatore italiano che lavorava in Svezia. Questo minatore, nel novembre del 1955, avrebbe inviato una lettera diretta ad Agnelli, consigliandogli di considerare l’acquisizione del talentuoso giocatore.

L’ingresso di Hamrin nella squadra fu promettente, con due gol all’esordio contro la Lazio e ulteriori reti contro Torino, Inter e Udinese. Tuttavia, la sua ascesa fu interrotta da una serie di infortuni che si susseguirono uno dopo l’altro. Questi infortuni portarono a sospettare che la caviglia del calciatore fosse particolarmente fragile, nonostante Hamrin stesso lamentasse il fatto che i tempi di guarigione fossero stati troppo accelerati.

Nonostante gli ostacoli incontrati, Kurt Hamrin dimostrò il suo talento sul campo di gioco e riuscì a conquistarsi un posto di rilievo nel calcio italiano. La sua storia è una testimonianza di determinazione e perseveranza, nonostante le difficoltà incontrate lungo il percorso. La sua carriera rimarrà sempre un capitolo importante nella storia del calcio, lasciando un segno indelebile nella mente dei tifosi e degli amanti del gioco.

Padova

Nell’anno successivo, a causa delle restrizioni che consentivano solo due giocatori stranieri per squadra, Kurt Hamrin fu ceduto al Calcio Padova dopo l’acquisto da parte della Juventus dei giocatori gallese John Charles e argentino Omar Sívori. Si dice che il capitano della Juventus, Giampiero Boniperti, abbia spinto per questa soluzione, poiché la presenza di Hamrin limitava la sua libertà di concludere le azioni da lui stesso create secondo le sue preferenze tattiche.

Sotto la guida di Nereo Rocco, un grande estimatore di Hamrin che lo soprannominò “Faina”, il calciatore svedese mostrò tutto il suo talento nel Calcio Padova. Segnò venti gol in trenta partite, contribuendo in modo significativo al raggiungimento del terzo posto in campionato, il miglior piazzamento nella storia del club patavino. Insieme al compagno d’attacco Sergio Brighenti, Hamrin fu il complemento essenziale di una formazione che già vantava una solida difesa organizzata secondo i principi del catenaccio. Nonostante il suo breve periodo di permanenza nel club, Hamrin è stato considerato uno dei migliori giocatori di sempre nella formazione ideale del Calcio Padova, accanto ad altri grandi calciatori che hanno indossato quella maglia.

Fiorentina

La brillante stagione di Hamrin al Calcio Padova gli valse il trasferimento alla Fiorentina, che in quel periodo era alla ricerca di un’ala destra per sostituire il campione Julinho. Nonostante il suo contributo, la squadra di Firenze non riuscì mai a conquistare il titolo di campione italiano durante i nove anni di permanenza di Hamrin (terminando al secondo posto per due volte), anche a causa della forte concorrenza rappresentata da squadre altamente competitive come la Juventus del Trio Magico, il Milan di Juan Alberto Schiaffino e successivamente di José Altafini, e infine l’Inter del presidente Angelo Moratti.

Tuttavia, durante il suo periodo alla Fiorentina, Hamrin ottenne importanti vittorie, tra cui due Coppe Italia (nel 1961 e nel 1966), la Coppa delle Coppe, la Coppa delle Alpi e la Coppa Mitropa. Inoltre, con 151 gol segnati, Hamrin detenne per più di trent’anni il record come il miglior marcatore di tutti i tempi della Fiorentina in Serie A, superato solo nel 2000 da Gabriel Batistuta.

Durante la sua permanenza nella squadra toscana, Hamrin raggiunse un altro traguardo significativo: il 2 febbraio 1964, nella partita contro l’Atalanta terminata con il punteggio di 1-7 a favore della Fiorentina, segnò ben cinque gol, stabilendo così il record per un giocatore in una partita in trasferta di Serie A. Durante quel periodo, ricevette il soprannome di “Uccellino” dal giornalista Beppe Pegolotti de La Nazione, che scrisse un articolo intitolato “Uccellino che vola”.

Milan, Napoli e fine carriera

Durante il suo periodo alla Fiorentina, Hamrin si trovò più volte vicino a cambiare squadra. Nel 1963, l’allenatore Helenio Herrera stava per portarlo all’Inter in uno scambio con il brasiliano Jair, ma alla fine decise di rinunciare poiché non era del tutto convinto dell’affare. Due anni dopo, nel 1965, Nereo Rocco, diventato allenatore del Torino, provò a portare Hamrin nella sua squadra, ma alla fine desistette a causa del conguaglio richiesto dalla Fiorentina.

Nel 1967, Rocco cambiò idea e, dopo essersi trasferito al Milan, fece in modo che il trentatreenne Hamrin si unisse a una squadra composta principalmente da giocatori più anziani, tra cui Giovanni Trapattoni e Giovanni Lodetti. Con il Milan, Hamrin vinse lo scudetto e la Coppa delle Coppe nel 1968, segnando due gol nella finale contro l’Amburgo. L’anno successivo, contribuì al successo del Milan in Coppa dei Campioni segnando il secondo gol nella semifinale di andata contro il Manchester United, campione in carica, che consentì alla squadra di vincere per 2-0.

Dopo il suo periodo al Milan, Hamrin chiuse la sua carriera professionistica al Napoli, dove giocò per due stagioni, ma fu titolare solo nella seconda. Tornato in Svezia per motivi lavorativi, gestendo alcuni negozi e partecipando a campagne pubblicitarie, Hamrin ricevette un’offerta dal presidente dell’IFK Stockholm per giocare con il club a livello amatoriale. L’accordo prevedeva che Hamrin ricevesse una percentuale degli incassi delle partite in cui avrebbe giocato. Nel complesso, Hamrin disputò dieci partite con l’IFK Stockholm, segnando cinque gol.

 

 

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